Mattinata seminvernale
Dicono che il lavoro nobiliti l’uomo. Che bisogna avere da fare ogni giorno per sentirsi vivi ma quando poi il lavoro diventa lui la mia vita, io che mi sento vivo a fare??
Domande di una mattinata seminvernale in cui la sveglia che suona viene facilmente confusa con una ninna nanna che recita: “Dormi, continua a dormire….fuori è grigio, fa freddo e tu hai bisogno di riposare”
Spingo il tasto, guardo l’ora, chiudo un attimo l’unico occhio che avevo aperto e come per magia la lancetta dei minuti su quello stesso orologio fà due bei giri completi. Due ore di ritardo a lavoro e comunque sonno…tanto sonno, troppo sonno.
Niente caffè stamattina, non me lo sono meritato….ma mentre scrivo questa frase il mio collega me lo porta.
Allora non è vero che si lavora solo per nobilitarsi…c’è anche modo di conoscere poersone in grado di capirti. Un sorriso sui miei pensieri….il primo di oggi.
E in effetti non è una giornata molto divertente….ne avevo avuto la premonizione ieri sera verso l’una dopo aver visto quei tre o quattro telegiornali tutti uguali a loro stessi….una specie di replica continua delle stesse tragedie.
Cambia la voce che le racconta ma il senso non cambia mai…il mondo è assai malato.
Un bambino di un’anno e mezzo muore ingerendo del metadone che il padre teneva in un cassetto.
Una manifestazione pacifica che si trasforma in guerriglia urbana … causa coglioni.
E poi quello condannato, quello che dovrebbe esserlo e non lo è, quello che invece lo è ma non dovrebbe.
Intanto fuori pioveva, la città affondava lentamente e il pianeta continuava a scaldarsi come un trasformatore elettrico in corto. Minuto dopo minuto più caldo e nessuno che abbia voglia di staccare per un attimo la spina. Aspettiamo la fusione e congetturiamo sulle cause ma non sulle soluzioni.
E’ proprio vero che la stanchezza è strettamente legata all’umore e ai pensieri.
Pensieri che oggi sembrano più che mai confusi e scollegati ma che in realtà sono solo dei pensieri.
Per sorridere tocca ripensare ad un altro sorriso…sperare che duri, che non si spenga e che non diventi forzato. Ma anche in questo caso il sorriso è già più preoccupato e non più spassionato.
Tornerò a scrivere più tardi sperando che il tempo cambi.